Il primo prototipo documentato di tavola a vela risale al 1935 ed è accreditato a Tom Blake.[8] Successivamente, nel 1965, fu Newman Darby a sviluppare l'idea aggiungendo un boma in modo da poter controllare la vela in piedi.[9] Purtroppo l'idea di Darby prevedeva un albero fisso che rendeva la navigazione particolarmente difficile e non ebbe successo.

                                                                                                                     

Il windsurf quindi nacque ufficialmente nel 1967 da un'idea di un ingegnere aerospaziale californiano, James (Jim) R. Drake il quale, sull'autostrada di San Bernardino, nei dintorni di Los Angeles, ripensando ad una discussione avuta precedentemente con l'amico Hoyle Schweitzer, pensò di poter continuare a fare surf anche senza le onde, utilizzando una vela collegata alla tavola.[10] Drake pensò di unire un boma a wishbone con un giunto cardanico per governare in piedi una tavola a vela. I materiali utilizzati furono dapprima il legno, la stoffa nautica (Dacron, una fibra poliestere usata nelle barche a vela) e alcune corde per imbarcazioni. L'idea fu perfezionata con l'aiuto di un collega di Jim, Alan Parducci che contribuì alla progettazione. Nel 1968 Schweitzer e Drake brevettarono il windsurf e il brevetto fu trascritto ufficialmente nel registro delle invenzioni nel 1970.[11] Insieme cominciarono a produrre i primi Windsurfer (era questo il marchio che si utilizzò per la neonata azienda).

                                                                                                

Negli Stati Uniti il windsurf però stentava a decollare ma, fortunatamente, nel 1971 un imprenditore tessile olandese, Martin Spanjer, durante un viaggio rimase colpito da un articolo pubblicato sulla rivista di bordo dell'aereo che lo stava portando in California. Appena giunto a destinazione contattò Schweitzer per ottenere la licenza di costruzione del windsurf per l'Europa; nacque così il Windsurfer Ten Cate che apparve per la prima volta in Europa nel 1972. L'anno successivo, visti gli scarsi risultati delle vendite dei primi prototipi, Drake cedette la sua quota societaria a Diana ed Hoyle Schweitzer che ne acquisirono tutti i diritti. Quattro anni dopo, in Svizzera, un altro imprenditore, Peter Brockhaus con la collaborazione del designer Ernstfried Prade, creò un nuovo marchio: era nata la Mistral.

Nel 1978 entrò in produzione il Mistral Competition: si trattava di un nuovo concetto di tavola, più leggera e dotata di deriva basculante, ma soprattutto di un boma in alluminio, decisamente più maneggevole dell'originale in legno di cui era dotato il Windsurfer. Le prime uscite ufficiali del Mistral avvennero sul Lago di Garda che acquisì presto fama internazionale grazie ai venti costanti che soffiavano sulle sue acque e divenne una sorta di laboratorio europeo per lo sviluppo di nuovi prototipi e una fucina di talenti. Da qui l'eco del windsurf raggiunse tutto il mondo.

In quegli anni nacquero altri marchi come HiFly e Windglider che fecero anche la fortuna dei coniugi Schweitzer, detentori del brevetto, ai quali andavano i proventi delle royalties pagate da tutte le aziende produttrici. Nel 1981 Brockhaus lasciò la Mistral per creare il futuro di questo sport con un nuovo marchio: F2 (Fun & Function), che presto sarebbe diventato famoso in tutto il mondo grazie anche ad un team di atleti tra cui figurava un nuovo astro nascente, il danese trapiantato alle isole Canarie Björn Dunkerbeck.

Nei primi anni '80 cominciarono ad arrivare immagini fotografiche spettacolari da oltreoceano, in particolare dalle Hawaii, patria di Robby Naish, mito indiscusso del windsurf. Il giovane Naish, nel 1976 campione mondiale Windsurfer ad appena 13 anni, decise di affrontare le onde hawaiiane con la tavola a vela. Presto si rese conto che il Windsurfer con i suoi 22 kg di peso e un notevole dislocamento non era adatto a quelle condizioni. Così, grazie all'aiuto del padre, creò il primo sinker (un primo modo per definire le tavole corte e con poco volume che prevedono la partenza dall'acqua), adattando un Mistral Competition che veniva accorciato tagliandolo all'altezza della scassa di deriva. Con questo prototipo Naish affrontava le onde, saltandole e surfandole, dando vita ad una nuova disciplina: il funboard.

Proprio Brockhaus, con la creazione della F2 si dedicò molto alla promozione del funboard, realizzando in serie tavole più leggere e più corte, adatte ad affrontare vento forte e situazioni meteomarine difficili. Fu grazie alla determinazione di Brockhaus che venne creato il circuito mondiale funboard (che poi diventerà l'International Funboard Class Association) che prevedeva spettacolari tappe agonistiche nelle località più ventose del mondo. I primi salti sulle onde accentuarono le caratteristiche estreme delle tavole funboard.

Toccò al giovane faentino Cesare Cantagalli determinare il futuro estremo di questa disciplina. Cantagalli creò una manovra acrobatica che sembrava andare contro le leggi della fisica: il cheese roll (letteralmente formaggio arrotolato, ma simpaticamente associato al nome di Cesare trasformato in cheese dagli amici hawaiiani). La manovra consisteva in un salto con avvitamento completo di tavola, vela e surfista. Da lì vennero sviluppate le varianti oggi note a tutti gli appassionati di Wave e Freestyle come il looping o il forward loop.

Purtroppo il funboard, come hanno poi dichiarato successivamente i manager di tutte le aziende che negli anni d'oro del windsurf vendettero migliaia di tavole, rese nello stesso tempo questo sport altamente spettacolare ma lo trasformò da sport di massa a sport di nicchia, decretando l'inesorabile contrazione del mercato.

Tra le leggende viventi del windsurf vi sono l'hawaiiano Robby Naish e l'olandese Björn Dunkerbeck che possono essere considerati i maggiori esponenti delle varie discipline del windsurf essendo gli atleti che in assoluto hanno vinto più titoli mondiali. Jim Drake ha collaborato attivamente, fino alla sua morte, con la Star Board Windsurfing, una delle maggiori aziende produttrici di tavole a vela, amministrata dall'atleta norvegese Svein Rasmussen.

Il windsurf si è evoluto negli ultimi anni in modo particolare nella disciplina del freestyle. A partire dai primi del 2000 infatti sono stati portati sulla scena internazionale da windsurfer come Josh Stone e Ricardo Campello numerosi tricks, fino a quel momento impensabili.[12] La nuova svolta ha dato l'input alla nascita di un movimento di windsurfer professionisti provenienti dal Sudamerica, in particolare da El Yaque e Bonaire. Tra questi sono molto conosciuti nella scena Gollito Estredo, Kiri Thode, Steven Van Broeckhoven, i fratelli Taty Frans e Tonky Frans, Marcilio "Brawzinho" Browne. Per la categoria femminile, Sarah Quita Offringa, Yoli de Brendt, Laure Treboux.

 

  • Angolo di mura. E' l'angolo inferiore della vela, dove si trovano le carrucole del caricabasso
  • Antisdrucciolo. Sulla coperta della tavola è applicato del materiale che la rende rugosa costituito da polvere silicea finissima e verice trasparente. Negli anni tende ad usursarsi e la tavola diviene scivolosa. In vendita si trovano kit per riapplicarlo senza difficoltà: basta avere un compressore per l'applicazione
  • Balumina. In termini aerodinamici è il bordo di uscita della vela. Molto più semplicemente è il lato della vela da cui fuoriescono i terminali delle stecche.
  • Balumina negativa La balumina si dice negativa quando ha forma concava. La maggior parte delle vele orientate alla velocità presenta questa forma
  • Bugna (e angolo di b.). La b. è la parte finale del boma che, tramite una cima, viene fissata alla vela sull'angolo di b.
  • Bump 'n Jump. Vedi convertibile.
  • Camber (o c. inducer). Particolare forcella applicata su alcune stecche in corrispondenza della tasca d'albero che ha lo scopo di dare alla vela un profilo alare più accentuato e stabile rispetto
  • Carena. Superfici inferiori della tavola. Sono quelle bagnate.
  • Caricabasso. E' il meccanismo attraverso cui tensionare la tasca d'albero sull'albero stesso. E' normalmente composto da una serie di carrucole che realizzano un paranco.
  • Chop. Onda corta generata dal vento. Presenta fianchi molto scoscesi che offrono delle naturali rampe per saltare anche in condizioni definite di "acqua piatta".
  • Clark Foam. E' la marca più famosa dei pani di poliuretano con cui venivano realizzate le tavole custom in resina poliestere. Presentano due regoli di legno che attraversano il pane in tutta la lunghezza.
  • Close the Gap. Con questa frase si indica il gesto con cui, in andatura, si porta la base della vela a sfiorare la coperta al fine di impedire al vento di sfuggire nello spazio fra la tavola e la vela. Le vele orientate alla velocità in genere presentano una forma che favorisce questo gesto, viceversa per le vele wave.
  • Constant curve. Alberi a curvatura costante. Dalla metà degli anni '90 la totalità delle vele è progettata per questo tipo di alberi pertanto oggi è scomparso ogni riferimento al tipo di curvatura degli alberi. Prima di questa standardizzazione esistevano anche alberi flex top nei quali, appunto, la curva era più pronunciata in alto
    .
  • Convertibile (tavola). Termine desueto che indica una tavola di compromesso in grado di far divertire sia in condizioni wave che in condizioni slalom. Queste tavole consentono di portare un ampio range di vele abbinando un paio di pinne di dimensioni diverse
  • Coperta. Superfici superiori della tavola normalmente coperte da uno strato di antisdrucciolo.
  • Cruising. Vedi freeriding
  • Custom (tavole c.). Un custom è una tavola prodotta in modo artigianale. Non è necessariamente un pezzo unico anche se, in senso letterale, dovrebbe trattarsi di una tavola realizzata secondo specifiche del cliente .
  • Deriva a scomparsa. Alcune tavole sono dotate di deriva mobile. Nella posizione a 0° la deriva rientra completamente nella scassa e fa il filo con la carena...di fatto scompare.
  • Dislocamento (navigazione in d.). Condizione di navigazione in cui il sostentamento verticale dello scafo è garantito solo dalla spinta di Archimede. Molto più semplicemente: navigazione in assenza di planata.
  • Easy rigg. Strumento necessario per impugnare le cime con lo scopo di tensionarle senza farsi male alle mani. Si veda la pagina dedicata.
  • Egg shaped. All'inizio degli anni '90, il design delle tavole venne rivoluzionato: il volume venne concentrato sotto i piedi ovvero arretrato e le prue, di conseguenza, divennero più sottili (no nose, letteralmente "senza prua"). Siccome questa operazione venne effettuata sia in sezione longitudinale quanto nell'outline, le tavole assunsero una forma a goccia o "a uovo" che le rendeva molto diverse da quanto visto fino a quel momento. L'eredità di questa innovazione è presente anche nelle tavole odierne seppur con minore esasperazione.
  • Epossidica (resina). Resina utilizzata nelle tavole con pane in styrofoam o polistirolo. Tutte le tavole odierne devono essere riparate con questo tipo di resina. Rispetto alla poliestere catalizza in tempi molto più lunghi ma presenta ritiro bassissimo ed elevata impermeabilità
  • Epoxy. Vedi epossidica
  • Flex top. Tipo di curvatura degli alberi. Questo tipo di alberi ha maggiore flessibilità nella parte alta. Sono scomparsi da quando tutti costruttori di vele si sono uniformati al constant curve
  • Freeride (attrezzature) Attrezzature orientate alla velocità ma senza esasperazioni tecnologiche. Gli attrezzi di questo genere consentono ottime prestazioni nei bordi e non richiedono doti fisiche e tecniche particolarmente spinte.
  • Freeriding. Modo di navigare in cui si predilige la velocità, i bordi lunghi e in generale il gusto della planata e delle strambate in mare aperto.
  • Luff. Sulle vele viene riportata questa lunghezza. Essa corrisponde alla lunghezza della tasca d'albero. Pertanto facendo riferimento alle indicazioni riportate sulla vela:
    MAST - LUFF = LUNGHEZZA PROLUNGA NECESSARIA
    il calcolo è preciso ma le misure fornite dai velai non sempre: usatelo solo per armare la vela le prime volte disponendo di un vago riferimento, la messa a punto è l'unico valido riferimento
  • Mast. In inglese significa albero. Sulle vele indica la lunghezza di albero consigliata. Vedi anche "Luff"
  • Materiali compositi. Combinazioni di materiali diversi disposti in modo da sfruttarne con successo le diverse caratteristiche meccaniche. Un caso di successo è quello del cemento armato nel quale il cemento si occupa di assorbire gli sforzi di compressione mentre l'acciaio quelli di trazione. Un'applicazione nel mondo del WS è data dal sandwich
  • No nose. Letteralmente "senza prua", viene usato per indicare un consistente arretramento dei volumi sulla tavola con conseguente assottigliamento della prua. Si veda anche egg shaped.
  • MCS. Sistema standard di classificazione della rigidezza degli alberi. Ogni vela riporta la proprio rigidezza di riferimento, cercate di seguirla. Per gli esperti: un surfista molto pesante tenderà a volere un albero un po' più rigido di quanto prescritto perchè applicherà maggiore forza e la distorsione sarà maggiore. Viceversa per i più leggeri
  • Opera viva. E' la parte bagnata dello scafo. Nelle vecchie tavole windsurfer l'opera viva era stondata mentre nei funboard è a spigolo vivo
  • Poliestere (resina). Resina utilizzata nelle tavole in Clark Foam (poliuretano) durante gli anni ruggenti del custom. Catalizza molto rapidamente ed ha un ritiro apprezzabile. Nel campo delle costruzioni in vetroresina e della nautica va per la maggiore. Ripetiamo nuovamente che tutte le tavole attuali vanno riparate con resina o stucco epossidici.
  • Polietilene (tavole in p.). Le tavole in polietilene e interno in poliuretano erano diffusissime fra i windsurfer negli anni '70 e '80. In epoche più recenti, Tiga ha presentato intere linee con questa costruzione che a fronte di un aumento di peso presenta una robustezza agli urti veramente notevole ed evita il problema della valvola. Purtroppo la rigidezza complessiva è piuttosto scarsa. Siccome le pelli di queste tavole sono formate da due gusci formati a caldo, vengono indicate anche come tavole termoformate.
  • Poliuretano (tavole in p.). Il poliuretano è un materiale a bassa densità che non viene attaccato dalla resina poliestere. Vedi Clark Foam e Polietilene
  • Powerbox. Tipo di scassa per pinne con vite passante caratterizzata dalla presenza di una sola vite centrale.
  • PWA Professional Windsurfers Association. E' l'organizzatore di riferimento a livello mondiale delle competizioni professionistiche.
  • Race (attrezzature). Si tratta di attrezzature da regata sulle quali sono presenti tutte le soluzioni più innovative per incrementare le prestazioni senza compromessi a scapito della facilità di utilizzo e, nondimeno, della robustezza.
  • Rocker (r. line). Vedi scoop rocker
  • RAF (vele R.). Rotating Asymetrical Foils. Letteralmente indica le vele asimmetriche in cui le stecche ruotano intorno all'albero. Detto questo risulta chiaro che, a ben vedere, tutte le vele sono RAF. Questo acronimo fu inventato dalla Neil Pryde negli anni 80 al comparire delle vele totalmente steccate. Oggi viene impropriamente usato per indicare le vele senza camber
  • RDM. Reduced Diameter Mast, albero di diametro ridotto. Alcune vele prescrivono questo tipo di alberi, in altre è solo consigliato. Personalmente consiglio di evitarli a meno che non si abbiano le capacita tecniche per apprezzare tale raffinatezza. Un albero RDM impone anche una prolunga RDM...
  • Sandwich. Tecnologia di costruzione delle tavole. Consiste, di principio, nel rivestire un materiale molto leggero (schiuma a bassa densità o nido d'ape) con dei materiali di caratteristiche meccaniche elevate (vetroresina, carbonio, kevlar). Il materiale interno ha solo funzione di forma ovvero deve mantenere a distanza le pelli esterne le quali lavorano prevalentemente a trazione e compressione. Attualmente questa tecnologia copre la quasi totalità degli scafi e viene realizzata anche con metodi industriali mentre fino alla prima metà degli anni '90 era dedicata solo agli attrezzi da professionisti.
  • Scoop (s. line). Vedi scoop rocker
  • Scoop rocker. Metodo di misurazione della linea della carena in sezione longitudinale. Più genericamente questa locuzione viene usata per identificare la linea della tavola. Uno scoop o scoop line pronunciato indica che la tavola ha "il naso all'insù" pertanto avrà più facilità a superare le onde e bassa tendenza all'ingavonamento nella discesa delle stesse. Le tavole orientate alla velocità hanno uno scoop poco pronunciato. Nelle discussioni da spiaggia si sente meno parlare di rocker (o rocker line): si tratta di applicare alla poppa dei concetti analoghi a quelli appena descritti per la prua, quindi una linea rocker prounciata indica una buona curvatura in sezione longitudinale della zona posteriore. Un rocker pronunciato conferisce alla tavola una elevata capacità a curvare su raggi stretti.
  • Scassa d'albero. Rotaia in cui si inserisce il piede d'albero. Può essere universale oppure fuori standard come accadeva in passato per alcune marche. In questo ultimo caso può risultare difficile acquistare un nuovo piede compatibile con la tavola.
  • Shape. Forma. Termine inglese usato (e abusato) per indicare la forma della tavola nel suo complesso (distribuzione del volume, outline, ecc.)
  • Shaper. L'artigiano che costruisce tavole. Letteralmente "il formatore".
  • Shaping o shapare. L'arte o l'azione di costruire tavole da WS
  • Sinker. Letteralmente "che affonda". Termine desueto che, agli albori del funboard, veniva usato per indicare una tavola con un volume ridotto. Andrebbero considerate sinker per un certo surfista tutte quelle tavole che gli risultano troppo piccole per recuperare la vela e navigare in vento debole
  • Slalom (attrezzature). Termine tutt'ora in voga per indicare le attrezzature freeride. La parola nasce dalle competizioni di Slalom e di Slalom Downwind le quali sono composte da una serie di bordi veloci e strambate spettacolari.
  • Slalom 42 (disciplina). Disciplina che attualmente regola le regate in seno al PWA molto simile al racing prima dell'avvento del Formula. La sigla 42 sta per "quattro vele e due tavole" le quali devono essere scelte dall'atleta prima della competizione. Vengono utilizzati prototipi con materiali all'avanguardia. Ha sostituito il Formula Windsurf e, a differenza di questo, i percorsi sono variegati e scelti di volta in volta, infine le strambate in boa tornano a farla da padrone.
  • Sopra/sottoinvelatura. Situazione in cui la vela risulta troppo grande/piccola rispetto a altri fattori quali: intensità del vento, tipologia di tavola, peso corporeo, forza fisica. Si veda la pagina dedicata.
  • Spin out. Perdita di portanza della pinna in fase di planata che porta la tavola a girare controvento. Dal punto di vista fisico, i filetti fluidi si distaccano dalla pinna che trovandosi in condizioni di stallo cessa di lavorare correttamente e di offrire portanza. Aldilà di una eccessiva richiesta da parte del surfista (bolina troppo stretta), allo s.o. possono concorrere altri fattori che provocano la formazione di bolle d'aria: i salti e le perdite di contatto anche parziali dei bordi della tavola con l'acqua sui chop. Secondo alcuni può essere determinante anche l'aria che può filtrare dalle viti delle scasse passanti fino alla carena per la differenza di pressione; coloro consigliano l'uso di rondelle in gomma per sigillare le teste delle viti sulla coperta. A seconda dell'attrezzatura il fenomeno dello s.o. si può presentare gradualmente e dare il tempo al surfista di intervenire per proseguire la planata correttamente oppure può essere repentino e concludersi con una caduta. Contrariamente a quanto si può pensare, lo spin out non avviene soltanto di bolina stretta ma in caso di mare formato e ad alte velocità si può presentare anche al lasco o all'inizio di una strambata.
  • Strozzascotte. Lo s. è un fermo per le scotte. Passando una scotta dentro lo s. questa resta bloccata senza la necessità di effettuare nodi. Nel WS sono presenti s. sul caricabasso, sulla bugna, sulla maniglia del boma
  • Stucco epossidico. Si tratta di uno stucco venduto in forma di bacchette che si applica direttamente sulle rotture delle tavole. E' bicomponente quindi prima dell'applicazione va impastato per mescolarlo col catalizzatore. Secca in pochi minuti ed è carteggiabile. Le riparazioni con lo stucco possono essere effettuate direttamente in spiaggia e permettono di tornare in acqua in poco tempo. Lo s.e. funziona bene per tappare buchi e rotture in zone poco sollecitate quindi dove non si mettono i piedi nè ci sono tasselli o scasse
  • Tail walking. Letteralmente "navigare sulla poppa". In caso di forte sovrainvelatura la tavola tende a uscire dall'acqua e a navigare sulla poppa.
  • Tasca d'albero. E' la parte della vela conformata in modo tubolare in cui si inserisce l'albero.
  • Termoformato (tavole in t.). Vedi polietilene
  • Tuttle. Standard di scassa per pinna ideato per gli atleti di coppa del mondo alla fine degli anni '80 per poter sopportare gli sforzi generati sulla tavola da pinne sempre più grandi. Si riconosce per la presenza di due viti passanti sulla coperta. Per pinne di lunghezza molto grande oltre i 45 cm esiste lo standard Deep Tuttle che si differenzia dal T. per la profondità della scassa ma la conicità è la stessa infatti in una scassa Deep Tuttle si possono montare pinne Tuttle.
  • Twinzer. Tipo di tavola wave che presenta la possibilità di montare, a scelta, una pinna centrale oppure due pinne più piccole laterali.
  • Twist. Comportamento della vela che, se regolata opportunamente, si svergola nella parte alta lasciando uscire una aliquota di vento sulle raffiche di maggiore intensità
  • Volume (spinta di galleggiamento). Il volume della tavola è un parametro importante perchè fornisce la spinta di galleggiamento in kg forza: una tavola di 90 litri fornisce al massimo una spinta di galleggiamento di 90 kg. Quindi se:

    (volume in litri) - (peso tavola) - (peso vela) - (peso surfista) > 0

    allora saremo in condizione di galleggiare anche da fermi, altrimenti no. Utile per calcolare il valore limite di volume per rientrare senza planare. In realtà il peso specifico dell'acqua di mare è leggermente maggiore dell'unità quindi il calcolo appena visto è cautelativo

  • Volume (distribuzione del v.) La distribuzione del volume in una tavola gioca un ruolo fondamentale. Rivoluzionata nei primi anni '90 con l'arrivo delle tavole "no nose" (vedi voce di glossario), la distribuzione dei volumi va ottimizzata al fine di massimizzare il rendimento della tavola in certe condizioni e ridurre i volumi parassiti ovvero inutili. Molto in breve: avere volume sotto il piede d'albero è utile per entrare in planata con poco vento, averne in poppa o, meglio, sotto le strap serve a passare i buchi di vento durante la planata. Il volume a prua serve principalmente in dislocamento o nelle tavole frestyle per eseguire alcune manovre
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